martedì 1 settembre 2020

prossime uscite Besa Muci Editore

 

Nove
di 
Andrej Nikolaidis

Intrighi criminali e dilemmi esistenziali per un romanzo
che mescola trama poliziesca e umorismo nell’indagine insolita e molto personale di un giornalista

 
PP. 156 – Prezzo 15,00 € 
Traduzione di Sergej Roić

Nikolaidis fa crollare amaramente tutti i miti balcanici post-comunisti. Dopo averlo letto, odierete la vita, ma in maniera immensamente felice!

Slavoj Žižek

[…] ritenevano che il 9 fosse il numero perfetto, quello che ritorna sempre a se stesso. Il 9 era, leggevo, il serpente che addenta il proprio stomaco, il serpente che entra in se stesso. È il numero del cerchio intero.

Un cinico giornalista locale deve affrontare la sua storia più importante: scoprire la vera identità della nonna che lo ha allevato e della madre presumibilmente morta dandolo alla luce.
Sospettando che tutta la sua infanzia sia il risultato di un piano attentamente orchestrato dal servizio segreto jugoslavo, il viaggio del nostro eroe lo porterà sul luogo delle atrocità di guerra e sulle tracce di finti suicidi in tutta Europa. 
Mescolando umorismo, trama poliziesca, tempo apocalittico, mistici cristiani, abbandoni familiari e riferimenti mitteleuropei, l’autore ci trasporta in un mondo di intrighi criminali e dilemmi esistenziali.

ANDREJ NIKOLAIDIS (1974) è nato e cresciuto a Sarajevo. Sostenitore dell’indipendenza montenegrina, è noto per le sue posizioni politiche che lo portano a essere un attivista contro la guerra e un promotore dei diritti umani, in particolare dei diritti delle minoranze.
Ha pubblicato vari romanzi e diverse antologie di racconti grazie ai quali ha ricevuto il premio dell’Unione europea per la letteratura 2011 e il premio nazionale montenegrino “Miroslavljevo Jevanđelje”. Per Besa sono usciti i romanzi Nel nome del figlio (2017) e L’arrivo (2019).

La stella di David

di Zuvdija Hodžić


Un romanzo che è un intreccio
di popoli e lingue 
sulla frontiera
tra il Montenegro e l’Albania


PP. 280 – Prezzo 18,00 €
Traduzione di Helena Kaloper

Le città arabe si riconoscono soprattutto dai suk, dal fermento della gente e dalle variegate merci disposte sopra bisacce di pelo caprino e sudice stuoie di paglia. Vi è di tutto e di più: porcellana e seta cinesi, broccato, coltelli e sciabole arabe, piatti siriani, tela egiziana, verdura iraniana, cera e pellicce russe, lapislazzuli turchi, sigarette scadenti e tabacco greco, spezie indiane. Vi si può comprare di tutto: perle originali e false, oro e pietre preziose, spille, bracciali e orecchini, collane di madreperla e di ambra, tisane officinali a base di frutta ed erbe, balsami di amido di orzo e di pere secche, conserve di frutta a base di licheni, marmellata di rose, odori dell’albero del paradiso, di gelsomino e di ambra, di narciso e di fiore di palma, di maggiorana e di muschio. 

La stella di David è la storia di una frontiera, ignorata nei tempi di pace e temuta nei tempi di guerra: la frontiera tra il Montenegro e l’Albania, luogo di incontri e di scontri, di amori e di paura. Numerosi personaggi popolano questo romanzo che appare come un fiabesco, affollato suk in cui si incrociano popoli e lingue.
David, illuminato dalla luce di una stella, la sua stella, simbolo di tutti i visionari, sembra raccontare in chiave moderna la storia delle Mille e una notte, anch’essa un simbolo. Lungo il percorso si incontrano personaggi storici, profeti e sultani, zingari e partigiani, poeti ed eroi, ma anche molta gente comune.
Nella Stella di David, la linearità narrativa del romanzo viene meno: il tempo non scorre progressivamente, ma segue un percorso ciclico, racchiudendo passato e futuro, entrambi connotati da un’aura mitica strettamente legata all’inconscio collettivo. Perché più importante della realtà in sé è la sua rielaborazione e codificazione artistica.
Un romanzo che mette al centro il potere mistico e magico dell’arte di raccontare, concepita come essenza del vivere, la sola difesa possibile contro la morte e la fugacità della vita. 

ZUVDIJA HODŽIĆ è nato a Gusinje, in Montenegro, nel 1944. Dopo aver concluso gli studi presso l’Accademia pedagogica di Nikšić, si laurea a Priština alla Facoltà di Filologia. Giornalista di successo, è stato direttore di numerose testate nazionali.
Membro dell’Accademia delle Scienze e delle Arti di Doclea, pubblica prose e poesie, inserite in numerose antologie, in patria e all’estero. Disegnatore, illustratore e grafico, per la complessità e la ricchezza narrativa dei suoi scritti Hodžić è spesso paragonato al premio Nobel Ivo Andrić. Per Besa ha pubblicato anche il romanzo L’anno di Gusigne (2019).

Finché la notte non ci separi
di Sergio D'Amaro


Una storia che intreccia
epoche lontane, dalla caduta dell’Impero romano all’Italia
degli anni Cinquanta-Sessanta


PP. 120 – Prezzo 14,00 €

Ecco, la mano trema al semplice battito di quelle sillabe che svaniscono nell’eco del mio silenzio interiore, mentre le onde molteplici del passato si spargono lungo i secoli assiepati nella memoria. Sono lontano da quelle strade percorse dalla fama, sconvolte dagli eserciti o attraversate religiosamente da schiere innumerevoli di pellegrini verso il Monte di San Michele. La distanza da quel cielo mi fa credere sospeso in un’eterna attesa di rivelazioni, come se altrove accadesse un destino, altrove dovesse cercarsi una soluzione, una salvezza. Invece è qui il varco, qui la coscienza di ciò che è avvenuto e di ciò che fin d’ora è possibile chiamare futuro. Lo vedo in questo tracciato scuro della penna che segna il foglio e che intride di inchiostro la materia inerte della precedente inesistenza.

Con Finché la notte non ci separi Sergio D’Amaro consegna ai lettori un romanzo giocato su diversi piani spazio-temporali: i personaggi si muovono e agiscono in epoche storiche diverse e spesso lontane, come il periodo della caduta dell’Impero romano e della Seconda guerra mondiale, con particolare riferimento all’occupazione tedesca della Capitale.
Il protagonista, Soave Amanuense, dopo aver compiuto un lungo cammino medievale attraverso le vie dei pellegrinaggi religiosi incontra alle porte di Roma, assediata dai Barbari/Gotici dalla croce uncinata, l’autore del manoscritto di cui stava stilando una copia. La sua destinazione sarà infine la Domus Mechanica, dove lavorerà in una grande industria avveniristica, facilmente identificabile con la Olivetti degli anni Cinquanta-Sessanta, luogo in cui si intrecciano arte e tecnologia, passato e presente, in un continuum inestricabile.

SERGIO D’AMARO è autore di testi di poesia, narrativa e saggistica. Scrive sulle pagine letterarie di quotidiani e riviste, quali “La Gazzetta del Mezzogiorno” (Bari) e “Il Ponte” (Firenze). Ha pubblicato diversi lavori su Carlo Levi, fra cui, in collaborazione, la biografia Un torinese del Sud (Baldini&Castoldi, 2005). Per Besa sono già usciti Romanzo meridionale (2010), La casa degli oggetti parlanti (2015), Il grande ghibli (2016) e L’allegro destino della signora Mariù (2018).

Signorina Julie
di J. August Strindberg


Una tragedia avvincente
come un giallo, in un classico
della letteratura scandinava


PP. 104 – Prezzo 14,00 €
Traduzione di Enzo Verrengia

 

E lei crede che io resti sotto questo tetto come sua amante? Crede che mi lascerò additare dalla gente, crede che riuscirò ancora a guardare in faccia mio padre, dopo quello che è accaduto? No! Mi porti via da qui, lontano dalla vergogna, dall’umiliazione!… Oh, che cosa ho fatto, mio Dio, mio Dio!

In una tenuta scandinava di fine Ottocento si consuma la tresca fra il domestico Jean e la cuoca Kristin, mentre fa la sua spettrale apparizione la figlia del padrone di casa, la venticinquenne Julie, una giovane già avvizzita dentro per colpa di un intrigo familiare di cui sconta le conseguenze. In un crescendo incalzante fatto di splendido teatro, la narrazione svela pagina dopo pagina le verità nascoste dei protagonisti e la loro vera natura, quella dell’arrivista e perfido Jean, e quella tutt’altro che innocente di Kristin. 
Grande maestro del teatro nordico, con Signorina Julie Strindberg consegna ai lettori una storia che non attenua i toni scabrosi e mette a nudo gli aspetti più intimi del rapporto tra i personaggi. 

J. AUGUST STRINDBERG (1849-1912), drammaturgo e romanziere, è considerato l’inventore del teatro contemporaneo. I suoi drammi sono uno spaccato della società e dei suoi conflitti più insanabili, da quelli familiari a quelli di classe. 
La prima opera teatrale dell’autore è Mastro Olaf (1872), riscritto per ben cinque volte fino alla definitiva messa in scena. Ma il genio di Strindberg nello scandagliare l’umanità emerge soprattutto nel cosiddetto “teatro naturalistico”, cui appartiene Signorina Julie.

Storia dell'indifferenza
Geometrie della distanza dai presocratici a Musil
di Sebastiano Ghisu


Un viaggio nel pensiero
occidentale alla scoperta
dell’arte della distanza


PP. 504 – Prezzo 20,00 €

Non è possibile vivere l’indifferenza assoluta, realmente assoluta. Ma è possibile aspirarvi, immaginarla, auspicarla, desiderarla. Viverla, nella massima intensità, per qualche istante. Approssimarvisi. Nell’arte, nella religione, nella filosofia, nei mondi possibili della letteratura. Parleremo dell’indifferenza come meta. Dell’indifferenza desiderata. Dei tentativi di descriverla, di descrivere l’indescrivibile e di dire l’ineffabile. Di rappresentare l’irrappresentabile. Lo spazio in cui le identità o le differenze del mondo si dissolvono. Dai nostri scavi archeologici emergerà come la non-indifferenza può esser considerata – non meno e forse più dell’indifferenza – causa di sofferenza e ingiustizia, presupposto d’intolleranza. 

“Le immagini del mondo investono e attraversano il soggetto da parte a parte. Ne attraversano lo sguardo, lo trascinano emotivamente. Lo coinvolgono, virtualmente in modo sempre più realistico, nel mondo. Se è così, come è possibile allontanarsi dal mondo quando il mondo ci trafigge con il suo sguardo? Come è possibile criticarlo, esserne indifferente?”.
Queste domande guidano un viaggio attraverso le pieghe del pensiero occidentale alla ricerca di quell’altrove, di quella fortezza in cui si rifugia l’indifferenza che volge le spalle al mondo. Ma da quello stesso altrove, prodotto dell’arte della distanza, la critica può osservare il mondo degli uomini, per giudicarlo, conoscerlo, svelarne l’essenza.

SEBASTIANO GHISU (Nuoro 1961) insegna all’Università di Sassari. Le sue ricerche sono prevalentemente orientate verso le modalità attraverso cui il pensiero occidentale ha costruito l’idea di soggetto e il concetto di identità soggettiva. Tra le sue opere: Simmel, l’ideologia dell’individualità (1991), Althusser e la psicanalisi (1991), Ewigkeit der Ideologie, Ewigkeit des Unbewußten (1995), Soggetto e possibilità. La svolta kantiana e i suoi presupposti storici (2016). Ha inoltre curato la parte relativa alla figura di Platone in Filosofie nel Tempo (2001).

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