venerdì 6 marzo 2015

Incontro con Chiara Parenti

Dopo aver letto due dei suoi tre romanzi, Con un poco di zucchero e L'importanza di chiamarsi Cristian Grei, ho deciso di approfondire e conoscere meglio l'autrice di questi frizzanti romanzi brevi.


Biografia:
Sono arrivata sul vostro pianeta 34 anni fa e ci sto molto volentieri. Sono giornalista e addetta stampa, ma lavoro anche con i libri che mi piacciono tantissimo. Abito a Carraia-County, una spolverata di casine tra i campi e l’A11, in provincia di Lucca. Sono brava a fare la raccolta differenziata e odio i cetrioli e le pulizie di primavera. La settimana in cui ho lavorato come rappresentante di aspirapolvere è stata la più terrificante della mia vita.
Dotata di almeno 45 personalità diverse che albergano allegramente nella mia testa, adoro scrivere storie, per poter dar voce a ognuna di esse. Sono pigra e fermamente convinta che se una cosa è troppo lontana per essere presa senza alzarmi dal divano, allora è una cosa che non mi serve. Il mio motto è: non fare oggi quello che puoi tranquillamente fare domani.
Ho un Topino Adorato, una Lady Gaga come gatto, e scrivo cose buffe su un blogghino che si chiama Il Giardino d’estate, che aggiorno con una cadenza giornaliera. Cioè settimanale. No, forse quindicinale. Insomma, ogni volta che me lo dicono le vocine nella mia testa.

La mia intervista a Chiara:


Cerchiamo di conoscerti meglio per cui, quando hai iniziato a scrivere e perché?
So bene che in questi casi bisognerebbe rispondere che leggo e scrivo da quando ero una blastula nell’utero di mia madre. Però non è così. È vero che a scuola ho sempre preferito l’italiano alla matematica (e infatti ho scelto il liceo scientifico per puro masochismo), ma ovviamente scrivere un tema o un romanzo non sono proprio la stessa cosa. Ho sempre inventato storie, questo sì. L’idea di scriverle, queste storie, è nata per caso: per gioco, in realtà. Un pomeriggio d’estate del 2008, scherzando con mio marito sul mutuo da pagare, mi disse che avrei dovuto mettermi a scrivere le mie storie, così sarei diventata famosa come la Rowling e ci saremmo trasferiti in un castello senza più il mutuo da pagare. Ora, ovviamente non abitiamo in un castello (e il trasferimento non pare neanche tanto imminente, per la verità) e la rata del mutuo arriva puntuale ogni mese come le mestruazioni, però ho scoperto che scrivere mi piace sopra ogni cosa. Oggi i libri sono diventati la mia più grande passione e ora non so più come si fa a smettere.


A parte il manuale di aiuto per aspiranti scrittori e due libri d’attualità, hai pubblicato tre romanzi rosa dal mood ironico, è questo il genere che preferisci?
Al momento credo di sì, mi piace raccontare storie d’amore ma anche divertirmi e far divertire. Poi però sono strana e ci sta che col tempo possa anche cambiare genere… Di certo però non mi dedicherò mai all’horror, visto che una volta sono svenuta solo per dover fare una lastra.


A parte  “Topino Adorato”, cosa ispira le tue storie? Quanto di Chiara c’è tra i sentimenti  e pensieri dei personaggi?
Conosci Topino Adorato, che bello! Non lo rammenta mai nessuno! Comunque sì, lui è la mia più grande ispirazione. Indovina un po’ da chi viene l’ipocondria del mio Mr Grei?
In generale, comunque, l’ispirazione arriva da qualsiasi cosa: un film, un libro, quello che mi succede o che succede a chi mi è vicino. Quanto c’è di me nei miei personaggi? Tantissimo, forse troppo. Avete presente Katie Baker che fa yoga e conta gli scalini? Ecco, conosco anche un’altra persona che fa la stessa cosa…


Prima un riferimento a Mary Poppins, poi uno alle chiacchierate Sfumature, quanto le tue letture e i tuoi  gusti in fatto di film e libri influenzano le tue opere?
Moltissimo, come ti dicevo. Adoro le storie: che siano reali, di vita, oppure cinematografiche o letterarie, non importa: ogni storia ti resta dentro e crea il seme per un’altra storia, e così via. Ed è proprio da qui che nascono i miei romanzi.


Da lettrice interessata ti chiedo: hai già un nuovo romanzo in cantiere?
Sto lavorando a un nuovo progetto: è qualcosa di molto, molto diverso stavolta, che richiede più tempo e dedizione, ma che spero tanto vi piacerà.


Tra cartaceo e digitale, come lettrice, cosa preferisci? E come autrice, invece? Sono due domande perché penso la risposta non debba necessariamente coincidere.
Dunque, diciamo che sia come autrice che come lettrice, preferisco il cartaceo, anche se spesso finisce che leggo in ebook per una questione di praticità. Come autrice, inutile negare che preferirei  il cartaceo e che ogni notte nei miei sogni – ma anche di giorno, a dir la verità  ̶  immagini di approdare un giorno in libreria. 

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