di Randall Sullivan
Titolo originale:
Untouchable. The Strange Life and
Tragic Death of Michael Jackson
680 pag. - prezzo 23,50€
Contenuti: È stato, è e sarà
sempre il Re del Pop. Un’icona. Una leggenda. Con quel
volto-maschera fermo nel tempo che ne aveva espugnato l’età – e certo anche un
po’ la sua identità di essere umano - e quel passo fluido e inconsistente – il
leggendario e meraviglioso moonwalk – che l’ha portato per sempre in
quel terreno inarrivabile e mai del tutto comprensibile dove stanno i miti. Era
un cantante e un cantautore, un ballerino e un coreografo e contemporaneamente
non lo era, perché è sempre stato molto di più: Michael Jackson.
Randall Sullivan,
autore bestseller del New York
Times (Labyrinth,
2002), autorevole e celebrato reporter di Rolling Stone, ne scrive oggi la biografia
definitiva: M. Vita, morte, segreti e
leggenda del Re del Pop, in uscita contemporanea con gli Stati Uniti
dove a novembre sarà nelle librerie per i tipi di Grove Press con il titolo di Untouchable. Un lavoro giornalistico
scritto con profonda umanità e serietà; un reportage attento ai fatti,
che ripercorre in maniera esaustiva,
dettagliata, documentata, la vita di un ragazzo di Gary, Indiana, diventato un
idolo mondiale senza essere stato mai un
bambino, senza mai essere diventato un uomo.
Quando Michael Jackson è morto, il
25 giugno del 2009, è stato come se - dopo i pettegolezzi, le accuse, le
invettive per quella pelle troppo bianca per un afroamericano (in realtà dovuta
a un lupus che si manifestava con una violenta vitiligine), quel naso troppo
piccolo che rendeva il suo volto quasi alieno, i due processi per pedofilia (il
primo chiusosi con un patteggiamento, il secondo con un’assoluzione), in un
improvviso sentimento condiviso il mondo avesse finalmente compreso. Certo,
succede spesso di fronte alla morte. Ma nel caso di Michael Jackson, forse,
qualcosa da comprendere c’era davvero. Il
ritratto appassionante di Sullivan, con un’incredibile quantità di testimonianze
e retroscena inediti, ha la forza documentaristica di raccontarci il “vero
Michael Jackson”: un uomo che non aveva mai avuto un’infanzia, un mito morto a
51 anni nel suo fantastico regno di Neverland nella contea di Santa Barbara,
ancora vergine eppure padre di tre figli, Prince, Paris e Blanket.
Una persona, insomma, ossessionata da quell’infanzia che un padre aggressivo e
desideroso di riscattarsi attraverso i figli non gli aveva mai fatto vivere,
facendo di lui a soli cinque anni la stella più splendente, l’unica dotata di
vero talento, dei Jackson 5, il
gruppo musicale di incredibile successo in cui Michael mosse ben più che i primi
passi prima di diventare l’icona pop che conosciamo con la carriera da solista
qualche anno prima del trionfo destinato all’immortalità di Thriller (1982). Da allora – quindi da
sempre – la vita di Michael è stata la musica, il palcoscenico, lo star system
californiano con le sue luci stroboscopiche ma anche le sue falsità, gli agenti,
gli avvocati, i processi per ogni cosa. Un mondo luccicante e “animale” che
Sullivan descrive con cognizione, nel dettaglio. Un’ascesa artistica
rivoluzionaria per il mondo del pop contemporaneo (13 Grammy Award, fra cui un
Grammy Legend Award), che l’ha visto diventare letteralmente una figura da
Guinness mentre “l’uomo” diventava sempre più solo e dipendente dai farmaci.
Antidolorifici, ansiolitici, antidepressivi
di cui Jackson cominciò a far uso già nel 1984, dall’incidente sul
set per uno spot della Pepsi
quando gli presero fuoco capelli e cuoio capelluto.
Sfatando quei falsi miti che lo
stesso “Jacko” amava alimentare su di se’, come quello che dormisse in una bara
di cristallo piena di ossigeno e si lavasse solo nell’acqua Evian, Sullivan costruisce una biografia che ci restituisce
un uomo ben diverso dalla figura “posticcia” e oltremodo surreale che i media
hanno contribuito a darci negli ultimi anni di vita. Prima di tutto
un padre tenero, una dimensione della sua vita che ben pochi conoscono. Poi un
figlio per cui la madre
Katherine è sempre rimasta la persona più importante nella
vita. Sopra ogni cosa, un perfezionista spasmodico fino all’annientamento di
se’. Eccentrico, controverso, ma una persona incredibilmente generosa di cui
molti si sono approfittati.
Il libro non procede linearmente nel
tempo, ma comincia nel 2005, quando Michael Jackson, dopo essere stato
dichiarato non colpevole nell’ultimo processo per pedofilia intentato dai
genitori di Gavin Arvizo, un ragazzino che era stato malato di cancro a cui
Michael Jackson aveva pagato le cure, parte per il Bahrain insieme ai
figli.
Da qui, il giornalista tocca ogni
momento e ogni aspetto della vita di Michael, a ritroso nel racconto degli anni
dell’infanzia e dell’adolescenza in una famiglia quanto mai problematica,
l’ambigua sessualità, l’abuso di medicinali, il rapporto esclusivo con i figli,
la fuga da Neverland, i successi trionfali e gli scandalosi rovesci,
contribuendo a tracciare il ritratto di un genio che ha segnato indelebilmente
il suo tempo e che la morte, avvenuta per una dose letale di propofol
iniettatagli dal suo medico di allora, il Dott. Murray – accusato poi di
omicidio colposo al termine del processo iniziato nel settembre del 2011-, ha
solo contribuito a rafforzare.
Doveva tornare sul palcoscenico, davanti ai suoi figli che non l’avevano mai
visto cantare, era impegnato nelle prove di quello che doveva essere il suo
ultimo, indimenticabile, definitivo tour, uno spettacolo organizzato dalla AEG
di Londra che avrebbe superato tutti gli altri e che nessuno avrebbe più
scordato. Non ha fatto in tempo; ma quel suo guanto bianco tempestato di
cristalli e indossato al Victory Tour dell’84, nel 2010 veniva venduto all’asta
per 190mila dollari, mentre nei primi cinque giorni di proiezione il film
documentario Michael Jackson’s This Is
It incassava 101 milioni di dollari e la colonna sonora balzava alla
prima posizione della Top Chart americana con quasi 400mila copie vendute in una
settimana. Nessuno lo aveva
scordato comunque. E nessuno
certamente l’ha fatto oggi, a tre anni dalla morte, mentre all’inizio di
settembre al festival di Venezia l’amico Spike Lee presenta il suo atteso
documentario su di lui, “Bad 25” (leggi
l’articolo su Vanity Fair).
L'autore: Randall
Sullivan - Reporter di punta di Rolling Stone, collabora anche con
Esquire e Men’s Journal. Ha pubblicato il bestseller
Labyrinth (Atlantic Monthly Press 2002), che ha
conquistato la vetta delle classifiche USA.
Nessun commento:
Posta un commento