mercoledì 31 luglio 2019

ARSENICO E DOLCI VECCHIETTI - ROSSELLA CALABRO'

Cosa ci fanno 3 anziani in giro per la Svizzera ed a bordo di un pulmino zebrato? Alquanto singolare come evento, no?

Ebbene, i tre sono le madri di Marina ed Ester ed il padre di Fiamma, le tre sono amiche dai tempi della scuola e, nonostante le vite completamente diverse che conducono, hanno in comune l'apprensione e la cura di un anziano genitore.

I suddetti genitori sono esseri assai particolari, c'è Perfidia soprannominata così per la verve tendente alla cattiveria, Ipocondrio ovviamente ossessionato dalle malattie e dalle catastrofi ed infine c'è Chanel che non vuole arrendersi al passare del tempo e cerca di mantenere lo charme giovanile in tutti i modi.

Le rispettive figlie non possono che essere l'opposto dei genitori, Marina è bonaria ed ha sofferto molto per la mancanza di affetto materno, Fiamma è intraprendente e non comprende le paure del padre, Ester è piuttosto sciatta e sembra non avere un solo gene in comune con la madre simil-sciantosa.

Le tre donne si trovano ogni domenica per brunch e chiacchiere al Bersò, il bar del paese, sotto un glicine profumato che ne ha viste e sentite tante. La loro routine viene scossa dalla sparizione degli anziani genitori che per l'appunto sono andati a farsi un giro in Svizzera.

Le figlie ovviamente si spaventano a morte mentre i tre anziani sembrano riappropriarsi di una certa consapevolezza di sé, pronti a vivere quanto gli resta in maniera differente.

Ho trovato la trama un po' scarna, non succede poi molto in effetti. Il romanzo è più che altro un'analisi puntuale dei vari personaggi principali ovvero Marina, Fiamma, Ester ed i loro rispettivi genitori Perfidia, Ipocondrio e Chanel.

Si entra nella mente sia delle figlie, diciamo di mezza età, che dei loro vegliardi genitori. Si comprendono cose che non sono proprio evidenti e che di certo noi giovani non possiamo immaginare appieno. Devo ammettere che, personalmente, ho visto con occhi diversi l'ultima stagione della vita.

Bellissima la citazione di De Crescenzo sulla senilità che è all'inizio del romanzo.
Carino il finale, sarebbe bello passare gli ultimi anni di vita così.

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