Il titolo del romanzo è il mantra della protagonista, ella lo lascia a chi viene a contatto con lei per rammentare loro il suo nome. Pietra viene chiamata da tutti "la Tunisina" per aver vissuto in nord Africa con i genitori adottivi, viene disprezzata ma allo stesso tempo avvicinata da molti per il suo potere. Da bambina Pietra ha fatto credere di essere una rabdomante e questa è diventata la sua croce.
Il vero potere di Pietra, infatti, è solo l'arguzia ma per una donna ai primi del 1600 è più facile nascondere tale dote dietro una forcella o bacchetta di legno.
Siamo a Genova, durante le celebrazioni del Carnevale e strani omicidi avvengono ai danni di giovani donne. Pietra si trova invischiata nelle indagini finchè non capisce il nesso tra le vittime, il suo obiettivo è impedire che altre muoiano, ci riuscirà?
Il romanzo è ricco di episodi in cui il "potere" di Pietra è stato utilizzato e così numerosi sono i ricordi del suo passato, dall'infanzia fino a pochi anni prima.
In parallelo vi è la storia di Marcus, un energumeno che fa da rematore volontario sulla Galea Capitana e non si capisce a che pro, se non alla fine.
In questo romanzo vale la regola di non badare alle apparenze perchè la persona per bene, magari è l'orco così come l'ingenua e inerme è invece fatale col suo tocco.
Diciamo che il finale è una mezza sorpresa, qualche sospetto viene durante la storia ma, di certo non si immagina la realtà dei fatti.
Un libro interessante, anche se certi spunti sembrano dispersi qua e la senza un fine.
I capitoli brevi, seppur inframmezzati da numerosi flashback, rendono la lettura scorrevole.
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