sabato 9 febbraio 2013

IL COLORE DEL LATTE - NELL LEYSHON

La dura verità, quella di Mary, una giovane contadina che nel 1831 scrive una sorta di memoriale di suo pugno, come precisa più volte.
E' solo alla fine che si capisce il perchè Mary scriva quanto accaduto, la sua voglia di libertà a guidarla.
Primavera del 1830, Mary lavora alla fattoria di suo padre con le sue tre sorelle maggiori Beatrice, Hope e Violet. I rapporti tra le sorelle sono freddi, anche i genitori di Mary non sono affettuosi con lei, e piuttosto che venirle in aiuto per il suo problema ad una gamba, le danno addosso pretendendo sempre il massimo.
L'unica persona che sembra voler bene a Mary è suo nonno, rimasto invalido e quindi inutile agli occhi della famiglia ma una grande risorsa per la piccola Mary che, sinceramente, si preoccupa per lui.
La vita tra terra e animali è dura ma Mary conosce solo questa per cui la accetta così com'è fino a quando viene spedita da suo padre in città, a fare da cameriera in canonica visto che la moglie del pastore è malata.
La moglie del pastore la prende in simpatia per la sua schiettezza e Mary sembra abituarsi ad una vita diversa, sempre fatta di lavoro ma meno dura. I mesi passano e sembra l'inizio dell'affrancamento di Mary da un'infanzia difficile ed ingombrante ma, è solo un'illusione perchè alla morte della signora gli eventi precipiteranno.
Mary pensa di aver terminato il suo compito e poter tornare a casa ma il pastore insiste perchè rimanga e inizia ad insegnarle a leggere. Peccato, però, che le attenzioni del pastore si facciano sempre meno paterne e più interessate tanto da sbarazzarsi della vecchia cameriera Edna per rimanere solo con Mary.
Mary imparerà giorno dopo giorno a leggere e scrivere, una cosa notevole per una semplice contadina dell'epoca ma, la sua voglia di sapere avrà un caro prezzo.
Epilogo abbastanza tragico che resta impresso, riflessioni si accavallano facendo pensare ad un passato che non è così tanto lontano, specie per la persone mature dei nostri tempi.
Si legge in poco tempo, è quasi un flusso di coscienza che rapisce il lettore e lo fa sentire alle spalle di Mary mentre scrive e ci racconta la sua storia.
La punteggiatura e la grammatica lasciano a desiderare ma, sono quelle giuste per il personaggio, rendono il suo stato d'animo e si adeguano alle sue competenze linguistiche appena acquisite.

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